Benigni e i dieci comandamenti

Come potete immaginare da buon toscano e da sempre voglioso di fare il comico, Roberto Benigni è sempre stato per me un riferimento, un maestro, comicità allo stato puro. Ho pure avuto la fortuna di vederlo dal vivo, nel 1995 con il suo “Tutto Benigni” e durante i miei spettacolo dedico qualche minuto anche alla sua imitazione, che faccio sempre con molto piacere. Quello che però mi piace di Benigni è quell’animale da palcoscenico di ormai qualche anno fa, il Benigni attuale mi piace un po’ meno. C’è da riconoscergli tutto il talento e la bravura, il suo saper raccontare in maniera poetica, davanti a milioni di telespettatori, cose non proprio scontate. Voglio dire.. chi avrebbe mai dedicato uno spettacolo alla lettura delle divina commedia, alla costituzione e adesso ai dieci comandamenti. Benigni credo sia l’unico in grado di fare ciò, sia per bravura che per l’importanza del personaggio, ormai lontano parente di quel Cioni Mario che ce lo fece conoscere. Io rimango attaccato al suo vecchio parente, ho seguito le due serate sui dieci comandamenti, ma vi confesso che ho faticato ad arrivare alla fine, anche se Benigni è un portatore sano di allegria. E adesso m’immagino un Benigni che cerca di leggere e raccontare all’Italia qualsiasi cosa, che ne so.. “Benigni legge i numeri del lotto”, o addirittura “Benigni e le regole del calcio”. Sarebbe divertente.. Benigni che ci racconta in modo poetico il significato del numero 3, estratto sulla ruota della sua amata Firenze, un 3 che messo orizzontale sembra un bel paio di poppe! Perchè va bene il Benigni poetico, ma ogni tanto quel Cioni Mario che l’ha reso celebre vorrei che lo facesse uscire!

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