Sant’Anna di Stazzema

Oggi è il 12 Agosto.. 71 anni dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. In quel caldo giorno d’Agosto vennero uccise 560 persone. Ma oggi non voglio raccontarvi questa storia, che sicuramente i libri ve la possono narrare meglio, voglio raccontarvi della Sant’Anna che ho vissuto io. Io ho una cugina della mia stessa età, e qualche anno fa.. parecchi anni fa.. passavamo tanto tempo insieme, l’estate era caratterizzata da Luglio trascorso al mare e Agosto in montagna, a Sant’Anna per l’appunto. Ho sempre vissuto quel luogo con gioia e serenità, anche se l’aria è piena di malinconia e sangue d’innocenti. Ricordo con piacere gli anni trascorsi su quei monti allora ancora molto abitati, un sacco di ragazzi della mia età e i vecchietti con cui passavamo le giornate: la sera a vedere le stelle cadenti alla foce di compito e il pomeriggio a prendere un gelato a Sennari, il pane di Carlino, che prendevamo in giro cantando, sulle note di “voglio andare a vivere in campagna”, “voglio andare a vivere a Sant’Anna, con Carlino che si fa una canna”.. Poi c’era il campo da calcio con in tradizionale torneo e la sagra, con l’altalena più grande su cui io sia montato mai, che purtroppo oggi non ci sono più. Ricordo quella volta che feci la pipì in una delle bottiglie del prete, le amichette di mia cugina (ci provavo con tutte), i vicini ventenni, per noi grandissimi, con cui parlavamo dalla finestra della nostra camera, quella volta che mi vestii da donna e quella volta da mummia, con rotoli e rotoli di carta igienica, il motorino scassatissimo di Nicola e quella volta che mio zio mi fece sparare con il fucile, e la Diva, nostra vicina di casa che si lamentava sempre. Per non parlare del “giaguaro”, vecchietto da noi così ribattezzato (in onore dell’allora canzone del Piotta) perchè ogni volta che veniva una coppia a “soggiornare” (si diceva che erano amanti) lui faceva avanti e indietro con la carriola sotto casa loro per cercare di vedere cosa facessero. Ricordo anche una famiglia di Treviso che passò l’estate li, si chiamavo Bianco di cognome. E le sere passate a giocare a nascondino al buio, a cercarci con le torce e chissà quante altre cose che adesso non mi vengono in mente. Insomma, Sant’Anna di Stazzema per me è questo, un posto in cui ho passato dei bei momenti da piccolo.

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